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Nel gelido silenzio
della notte,
una calda voce
di donna,
non sono più solo
davanti all'infinito.
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Solitudine di banchi vuoti.
L'aula si rattrista,
pensando alla vita
che l'ha abbandonata.
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Il vento scompone
i tuoi capelli,
che fluenti lo seguono nella sua
gioia di vivere.
Il tuo sorriso felice,
i tuoi occhi che brillano,
la tua dolce
bocca dischiusa.
In te amo tutta la vita.
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Fresco e dolce sorriso
di fanciulla,
sensualità libera,
senza tempo.
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Corse spensierate nei prati,
fluente rivivere della vita
fra le spighe di grano,
nel caldo,
nel profumo di pane fresco,
nello sfocarsi lento
dell'orizzonte.
Confondersi con la natura,
svanire dolcemente in essa.
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Lungo i filari bianchi
una bambina sola, un singhiozzo.
Luccicano i suoi occhi.
Un libro stracciato
in una pozzanghera, è sporco,
dimenticato.
La mano della bambina lo raccoglie,
lei lo guarda e fugge via ridendo.
Quel vecchio libro sapeva
come parlare al cuore
dei bambini.
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Sei vicina a me,
mi guardi con occhi di pianto
che hanno conosciuto passioni violente.
Sei immobile, triste, vuoi
ritrovarmi, vuoi sentire ancora
l'antica gioia della donna,
della femmina che ama.
Vuoi l'odore acre del mio sudore,
le mie mani forti,
essere ancora una volta schiava,
e intanto aspetti.
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Un grammofono in lontananza,
le note offuscate dalla tristezza
che vela di lacrime
amare il mio cuore.
Fuori le macchine
feriscono il silenzio umido della sera.
Penso a te che sei lontana,
sogni stelle che si spezzano
nel lago,
diventano fiori bianchi bagnati
da lacrime d'azzurro.
Corri in un viale di foglie morte,
la tua felicità le solleva,
le fa rivivere per un attimo, ma tu
non t'accorgi che mentre t'allontani,
esse ricadono nel nulla.
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Tristezza di sentieri lontani
percorsi sotto la pioggia,
in me rivivono paesaggi
sconosciuti,
parole d'amore attorno ad un focolare,
canzoni nella notte buia.
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Un cesto di funghi
appena colti.
Hanno sulle labbra il
sorriso della vita.
Non sono ancora morti,
stanno solo sognando di riposare
nel loro bel prato verde.
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Adesso canto, rido, piango.
Un giorno morirò; sopravviverò
nel ricordo dei miei figli, poi
col tempo, nulla rimarrà
del mio passaggio.
Almeno la lumaca lascia
una traccia di saliva
sul muro di pietra.
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I tuoi occhi
inseguono le rondini,
si perdono nell'immensità
dell'azzurro.
Solo se li fisso,
scendono limpidi
nel mio cuore.
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La carezza della tua voce
è un raggio di sole
mosso dal vento.
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Sostare nella penombra
e cogliere
il profilo leggero
del tuo volto.
Sentire il tuo corpo che freme
e d'improvviso sfiorarti.
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Un fiore cade sotto la pioggia,
senza un grido.
L'aurora ascolta il risveglio
degli uccelli;
il sole a poco a poco asciuga
la rugiada, pianto sommesso degli alberi.
Un altro giorno è nato, mentre
il ricordo di quel fiore
si dilegua
con la notte.
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Attraverso il mio cuore
filtro la bellezza del tuo sguardo;
mi rimangono delle perle,
delle schegge di luce,
dei sogni.
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Non sei più la fresca sorgente
tremante di vita fra i ciottoli.
Sei un grande, lento fiume che va
stancamente al mare.
Hai perso la gioia
di scoprire il mondo
con i tuoi vocianti zampilli;
l'abitudine ti guida sicura nel tuo
lungo viaggio.
Non ti riconosco più, ma ti amo ancora;
prima ero il sasso su cui
giocavi da bambina, adesso sono
il mare che ti accoglie già donna.
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